IL Natale di quando ero piccola (Seconda parte)

L’Associazione “ Donne 99” di Tito vuole costruire un ponte fra le generazioni raccontandosi.

Mario Coviello
4 min readDec 17, 2021

In questa seconda parte continua il racconto di Maria Triani sul Natale

La Vigilia di Natale

Il giorno tanto atteso arrivava e noi bambini eravamo tutti elettrizzati. La casa, sin dal mattino, era invasa da tanti e diversi profumi: pesce, verdura, cannella, vaniglia e cioccolato. Mamma e papà si recavano presto al mercato per fare gli ultimi acquisti e noi bambini restavamo in casa e preparavamo la letterina da mettere sotto il piatto di papà a cena. Sul foglio di carta, disegnavamo un piccolo presepe, lo coloravamo con i pastelli e dopo aver messo un po’ di colla, lasciavamo cadere qua e là un po’ di porporina. A pranzo, si mangiava solo un piatto di pasta al pomodoro, il cenone si faceva la sera, aspettando la nascita di Gesù. Nel primo pomeriggio, come da tradizione di famiglia, mamma impastava le frittelle e le metteva a lievitare. A fine lievitazione, cominciava a friggerle e noi piccoli avevamo il compito di passarle nello zucchero semolato e sistemarle sui vassoi. Erano così buone calde, che le mangiavamo al momento. Come per un tacito appuntamento, a quel punto del pomeriggio sentivamo bussare alla porta: erano gli zampognari! Bussavano a tutte le porte, chiedendo il permesso di suonare vicino al presepe. Non tutti i vicini aprivano la porta, noi sempre ed era una grande emozione ascoltare il suono della zampogna e della ciaramella. Di solito, suonavano “Tu scendi dalle stelle” e noi cantavamo seguendo la musica, perché la conoscevamo. Alla fine dell’esecuzione, mamma dava agli zampognari un’offerta in denaro e offriva vino e frittelle, che accettavano grati. Per noi bambini era lungo il pomeriggio e ci chiedevamo quando sarebbe arrivata la sera per poter apparecchiare e sistemare le letterine. Quando arrivava finalmente il momento di sedersi a tavola, papà iniziava una sceneggiata: si chiedeva perché il suo piatto fosse più alto degli altri e poi faceva finta di scoprire per caso le letterine. Le apriva contento e a ognuno di noi faceva leggere la propria. Alla fine della lettura, ci dava un bacio e ci regalava dei soldini. Poiché nella letterina raccomandavamo a Gesù di proteggere il nostro caro nonno Francesco e gli zii, anche loro ci regalavano dei soldini, che ci sarebbero serviti il giorno di Natale per giocare a tombola.

A mezzanotte, dalla vicina chiesa di San Giovanni Bosco, giungeva il suono delle campane che annunciavano la nascita di Gesù. Allora mamma prendeva Gesù Bambino, che avevamo conservato in un mobile, e noi a turno lo baciavamo. Alla fine veniva riposto nella mangiatoia della grotta del nostro presepe.

Arrivava, così, l’ora di spegnere le luci e di andare a letto. Saremmo andati, l’indomani mattina, a messa.

Ricordo di una tombolata

Quando abitavo ancora a piazza Crispi, a Potenza, nella casa dei nonni, la sera di Natale andavamo a casa del mio padrino di Battesimo, Ettore, che abitava nello stesso portone. La sua era una famiglia numerosa. Ricordate quando per segnare i numeri estratti, ognuno posizionava dei fagioli sulla propria cartella? Una volta, più di qualcuno aspettava un numero per fare tombola. Un nostro compare, di nome Alberto, voleva bere una birra, ma non si trovava l’apri bottiglie. Mia madre disse: “Che ci vuole? Dai a me!” Mise la bottiglia al bordo del tavolo e con un colpo secco di mano, la stappò. Tutti i fagioli si spostarono e, tra l’ilarità generale, si rifece il giro di tombola, mentre il compare Alberto diceva: “Così l’avrei saputa aprire anche io!”

Le cioccolate dell’albero

Quando eravamo più grandi, io e mio fratello Tanino cominciammo a mangiare di nascosto le cioccolate. Abilmente, aprivamo la carta, toglievamo la cioccolata e richiudevamo l’involucro, ridandogli la forma iniziale. Un giorno, mentre il balcone era aperto per far asciugare il pavimento, mia madre aprì la porta della camera, si creò corrente e le carte vuote delle cioccolate sembravano volare sull’albero. Noi colpevoli fummo subito individuati, rimproverati e avemmo meno cioccolate quando, il giorno dell’Epifania, si disfece l’albero.

Tito 17 dicembre 2021

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Mario Coviello
Mario Coviello

Written by Mario Coviello

Dirigente Scolastico in pensione e Presidente del Comitato Provinciale di Potenza dell’Unicef. Racconto quello che faccio e che vedo. Leggo passeggiando.

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