Il Natale di quando ero piccola( tredicesima parte).

Il racconto del Natale di una volta delle donne dell’Associazione “ Donne 99” di Tito continua.

Mario Coviello
3 min readJan 1, 2022

Lucia Noschese : Il “tom” dell’albero di Natale”

Quando ero piccola, avevo sette otto anni, aspettavamo il Natale perché a quei tempi non c’era nessun’altra festa importante come il Natale.Mio padre andava a tagliare un ramo nel bosco e facevo l’albero. Ma non c’era niente da mettere sopra..qualche pallina in miniatura..I miei nonni materni, Teresa e Giuseppe, quando si avvicinava il Natale mi chiamavano..” Lucia vieni qua..eccoti dieci lire..” Dieci lire era una somma importante. Andavo a comprare il tom, cioccolato che aveva la forma del formaggino, e ne comperavo uno, due tre, a seconda dei soldi che ricevevo e con l’ago e un poco di filo appendevo queste cioccolate all’albero. Ogni giorno andavo a controllare e pensavo “ Il giorno dell’Epifania, andiamo a messa, quando usciamo, tutti insieme li mangiamo con qualche mandarino..” Tutti i giorni andavo a vedere le cioccolate appese all’albero e pensavo.. :” Ma quando arriva questa epifania per spogliare l’albero e mangiare la cioccolata ?..”. Non avevo regali, solo questo cioccolato. Ricordo che da piccola ero contenta di quello che avevo..prima si stava allegri anche se non si aveva tutto quello che hanno adesso..noi eravamo allegri..La cioccolata appesa all’albero era per me un grande regalo. Dopo la messa, il giorno dell’Epifania, i miei nonni venivano a casa e il cioccolato, veniva diviso in cinque pezzettini e finalmente lo mangiavamo.

Angela Oliveto : La letterina di Natale e il papà arrabbiato ?

Io sono nata nel 1952. Nei primi anni della mia vita tutti andavamo a lavorare in campagna e non ho un ricordo del Natale.Poi i miei genitori hanno aperto il bar e quindi nessuno badava a fare in casa l’albero, il presepe.Appena ho cominciato la scuola ho chiesto di avere anche io l’albero e pregavamo il boscaiolo affinché portasse l’albero con il muschio e l’agrifoglio. Ma i miei genitori lavoravano nei bar che avevamo aperto e per questo io da piccola non ho sentito tanto il Natale. Ho cominciato a sentirlo quando ho cominciato a praticare le altre famiglie, quando ho conosciuto il mio fidanzato.

Il mio Natale da piccola era legato al pranzo di Natale di una famiglia patriarcale, quando aspettavamo che venivano anche gli altri zii e facevamo la letterina.Cucinava per tutti mia madre e quello era l’unico giorno che stava con noi a mezzogiorno e mangiavamo tutti insieme perché gli altri giorni stava sempre nel bar.Eravamo a tavola più di venti persone. Mangiavamo di tutto e di più.Facevamo la letterina e mio padre era sempre arrabbiato. Io non sapevo se fingeva o era arrabbiato davvero e non sapevo se gli dovevo mettere la letterina sotto il piatto oppure no.E pensavo “ Che la metto a fare ..?quello non mi dà niente”. L’ho sempre messa e mio padre cambiava umore.Leggevamo noi piccoli le letterine e tutti quanti…. soldi a non finire.. I soldi li abbiamo sempre avuti e l’albero era ricchissimo perché le cioccolate le avevamo nel bar e ogni giorno lo arricchivamo con frutta, tom.. era pò più addobbato di quello di Lucia.

Io credevo nella Befana , l’aspettavo fiduciosa e nella calza trovavamo sempre cinquecento lire, con le cioccolate, caramelle, mandarini, castagne, noci e in fondo , in fondo c’era questa cinquecento lire di ferro. Ho nostalgia del mio Natale da bambina perché con il passare degli anni la famiglia patriarcale è finita: chi è andato da una parte e chi dall’altra, qualcuno è morto. Ancora oggi per Natale cerco di riunirmi sempre con i miei fratelli per stare insieme almeno a Natale perché mi manca tanto l’armonia e durante le feste non voglio stare da sola, anche se sono penalizzata perché cucino sempre io, sia il pesce che la carne. Sono più brava a cucinare il pesce e mi fanno tanti complimenti per la mia cucina perché sono sempre la prima che chiedo “ Come è venuto ? “

Tito 1 gennaio 2022.

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Mario Coviello
Mario Coviello

Written by Mario Coviello

Dirigente Scolastico in pensione e Presidente del Comitato Provinciale di Potenza dell’Unicef. Racconto quello che faccio e che vedo. Leggo passeggiando.

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