Lavorare alla FCA di Melfi in tempo di covid.
Incontro con Donata Malanga, operaia, moglie e madre.
Mi accoglie con il marito Antonio alle 11 di mattina con un ottimo caffè. Ho voluto incontrarla perchè dalla sua pagina facebook non si stanca di documentare le condizioni pietose e pericolose in epoca Covid nelle quali sono costretti a viaggiare con gli autobus della Moretti gli oltre 100 operai della FCA di Melfi di Bella, S. Antonio Casalini e San Cataldo.
Di giorno e di notte , a causa dei turni, le quasi quattro ore di viaggio, due all’andata e due per il ritorno, troppo spesso si trasformano in una odissea. I pulman si fermano per guasti improvvisi e gli uomini e le donne che hanno addosso sette ore di fatica rimangono al freddo per ore.
“ Da anni gridiamo che anche noi, come quasi tutti gli altri settemila operai della FCA di Melfi, abbiamo diritto ad una corsa rapida che in 60 minuti e non in 120 ci farebbe tornare a casa. Da anni abbiamo organizzato assemblee, sit-in di protesta, documentato con foto le condizioni pietose dei sedili e non solo degli autobus affollati, altro che occupazione della loro capienza al 50%. Anche l’Amministrazione Comunale, a mio parere, non ci ha sostenuto abbastanza come sta facendo in quest’ultimo periodo, da quando ha potuto direttamente vivere le condizioni della fabbrica con l’assessore Ferrone.
Oggi non è giusto con il covid rischiare di perdere la vita in questo modo. Certo io, come molti altri, disinfetto prima di sedermi, indosso la mascherina, non certo quella che la FCA ci ha dato . Grazie all’Amministrazione Comunale, a Samuele Grippa e agli operai della FCA di Bella che sono scesi in piazza dall’11 novembre abbiamo finalmente un pulman nuovo ( speriamo che resti).
In fabbrica nel mio reparto quella della lastratura le condizioni di sicurezza sono rispettate: distanze, plexigas, intervalli più frequenti per la disinfezione delle mani, e soprattutto abbiamo dieci minuti all’inizio del turno per la sanificazione della postazione. All’ingresso viene misurata la temperatura e i tornelli non si alzano e scatta l’allarme e il ricovero immediato nell’area covid, dove c’è sempre un medico e gli infermieri, per chi ha una temperatura che supera 37 gradi e mezzo.
In altri reparti come al montaggio le distanze non possono essere rispettate e proprio in questo reparto ci sono stati molti dei 67 casi di Covid dall’inizio da settembre.Non dobbiamo dimenticare che alla FCA di Melfi vengono operai dalla Campania, Calabria e Puglia tutti i giorni.
Lavoro alla FCA dal 1996, da 24 anni, e fino al covid mi sentivo realizzata. Oggi ho paura per me e per la mia famiglia. Quando torno a casa mi spoglio nella tavernetta e lavo pantaloni, camicia e giubbotto tutti i giorni. Non abbraccio e bacio più Martina e Antonino. Non faccio quasi più venire in casa mia madre, vedova di 74 anni, che ha cresciuto i miei figli.
Sono sempre in ansia e mi rilasso solo quando sto in casa. Mi piace occuparmi delle faccende, anche se mio marito e i miei figli mi prendono in giro perchè disinfetto e sterilizzo in continuazione di tutto e di più.
Certo all’inizio siamo stati troppo superficiali. Abbiamo pensato che a maggio l’avevamo scampata. A Bella non c’erano stati casi di covid. Ora tocca anche a noi. Dobbiamo rispettare il distanziamento, mettere la mascherina, evitare di uscire quando non è necessario. Sono convinta che tutto questo finirà. Guardo al futuro con ottimismo.”
C’è ancora il tempo per una foto sul balcone di casa con vista su Bella e un sincero ringraziamento per la sua testimonianza così necessaria per capire i tempi che stiamo vivendo.
Bella 13 novembre 2020