Raccontare storie per costruire ponti. (Anno secondo). ( 13)
La narrazione delle tradizioni pasquali dell’Associazione “ Donne 99” di Tito si sposta ad Abriola con Assunta De Stefano e a Balvano con Rosa Pacella.
Assunta De Stefano di 79 anni e la processione del venerdì santo al “ Calvario” di Abriola.
Abriola
“Quando sono nata nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, c’era molta miseria, io ero l’ottava figlia, ed eravamo abituati ad accontentarci di quel poco che avevamo. Si andava in chiesa durante tutta la settimana santa.Io sono di Abriola e lì c’era un pulpito dal quale il prete faceva la predica, raccontando la passione di Gesù e tutti si commuovevano. Ricordo che la Via Crucis ad Abriola si faceva con le persone in un luogo, poco fuori dal paese, che ancora oggi si chiama “il calvario “: delle rocce su un piccolo monticello, sul quale avveniva la crocifissione di Gesù.
Ricordo che solo agli inizi degli anni cinquanta del novecento venivano in paese dei camion con la frutta e abbiamo cominciato a mangiare qualcosa di diverso. Prima, anche durante le feste, i pranzi di pasqua erano semplici. Si preparavano la pizza rustica, i biscotti. Al pranzo di Pasqua l’agnello non mancava mai, i più poveri se ne potevano permettere solo qualche pezzetto, ma l’agnello in tavola ci doveva essere. A Pasquetta andavamo in campagna come sempre a lavorare. L’unica differenza che ci portavamo qualche cosa buona che era rimasta del pranzo di Pasqua..un biscotto…
Rosa Pacella e la processione del venerdì santo a Balvano con “I sepolcri”.
“ Dieci giorni prima di Pasqua si faceva la raccolta delle uova da regalare agli amici. Il venerdì santo ricordo che con mia mamma preparavo i biscotti, le pasterelle e i biscotti con il “ cimminiello”. Biscotti che si mantenevano nel tempo. Non si facevano le pizze rustiche perché “ era un grande peccato, assaggiare anche solo un pezzettino di salsiccia durante la settimana santa.”
Balvano
La preparazione dei biscotti era molto impegnativa perché si facevano con il lievito madre e la pasta doveva “crescere”, prima di essere lavorata. Potevamo andare alla processione del venerdì santo solo quando era finita la preparazione dei biscotti, dovevamo prima lavare per bene quei contenitori di ferro che servivano per impastare e infornare i biscotti, e solo dopo avevamo il permesso di metterci in cammino. Io abitavo in una campagna molto distante dal paese e facevamo una corsa a piedi, con una pastarella in mano da gustare, per arrivare in tempo.Le nostre mamme preparavano in paese i ”sepolcri “ e ognuna di noi portava in processione il suo vaso pesante con le piantine di grano.Dovevamo fare molto strada e ricordo Gesù Cristo vero con la croce, era una persona. Vivevamo una fede sentita, eravamo tanto persone a Balvano durante la processione del venerdì santo. Io ero piccola e rimanevo sempre dietro. Ricordo che la gente piangeva perché la fede era profonda.
Dopo l’arrivo al calvario si celebrava la messa e il nostro prete don Salvatore predicava con passione e “ le troccole “ accompagnavano le sue parole.Eravamo stanche, distrutte, ma felici per aver portato i nostri sepolcri fino in cima al monte.”
Tito 4 aprile 2022 e 5 aprile 2023.