Raccontare storie per costruire ponti. ( Anno secondo ) (18 )
I ricordi della Pasqua di Filomena Coronato.
“ La Pasqua, come il Natale, è una delle feste della mia infanzia che ricordo con immenso piacere. Già un mese prima si percepiva aria di festa. Si cominciavano a fare le pulizie più approfondite, anche perché si aspettava l’arrivo del prete che veniva a benedire la casa. Don Domenico, il nostro parroco, era accompagnato da un chierichetto che portava un paniere di vimini, nel quale le massaie mettevano delle uova. Ricordo che quel giorno la mamma metteva sul letto la coperta e le lenzuola ricamate più belle che aveva, lavava le tende, lucidava le pentole di rame rosso e tutta la casa era splendente e profumata.
La Settimana Santa era ricca di funzioni religiose. Per il Giovedì Santo si allestiva il sepolcro abbellito da piantine di grano, e si rimaneva in chiesa tutta la notte per adorare Gesù. Ricordo le processioni del Venerdì Santo, si attraversava il paese portando le statue del’Addolorata e di Gesù morto. Per le strade si udiva il suono delle “taroccole”, strumenti di legno che emettevano un suono triste. Un Venerdì Santo particolare è stato quando avevo 5 anni, per quella occasione vennero a Tito alcuni monaci passionisti che durante la processione cantarono dei canti religiosi molto commoventi. Il Venerdì era anche il giorno del digiuno, si mangiava solo qualcosina e poi tutti andavamo in chiesa per le funzioni religiose. Il Sabato era il giorno dell’attesa e quando suonavano le campane era arrivata la festa. Bei tempi.
Per Pasqua era tradizione fare i biscotti. Insieme a mia zia e altre cugine ne riempivamo delle ceste. Tutti eravamo impegnati, chi impastava , chi bolliva, chi li sistemava nella cesta per portarli al forno. Anche io bambina cercavo di dare il mio contributo, mia zia mi diceva: “Impasta bene e fai riscaldare la pasta con le mani, altrimenti i biscotti non lievitano bene”. Io cercavo di impegnarmi al massimo e il giorno dopo mi ritrovavo con le manine piene di piccole vesciche. Con la pasta dei biscotti la mamma usava fare panierini, bambole, pesciolini ricoperti di confetti colorati da dare ai bambini. Poi si preparavano anche delle pizze ripiene, rustiche con formaggio, salame, ricotta e uova, oppure dolci fatte con ricotta, zucchero e una grattugiata di limone. Quest’ultima era la mia preferita.
Il giorno delle Palme era usanza portare alle future nuore il “gateau”. Mia madre che era una brava pasticciera, era sempre impegnata a preparare questa torta per qualche amica, che avendo un figlio fidanzato lo regalava alla nuora. Il giorno prima delle Palme mi recavo con mio padre in campagna a raccogliere dei ramoscelli d’ulivo che venivano benedetti in chiesa il giorno dopo. Si preparavano dei mazzetti legati con dei nastrini colorati, le cui foglie venivano dipinte con vernice dorata o argentata. Noi bambini il giorno dopo, vestiti a festa, dopo la messa ci recavamo dai nonni o altri amici per donare loro qualche rametto d’ulivo benedetto in segno di pace.
Pasqua era un giorno speciale. A colazione si mangiava la frittata, a pranzo si preparava l’agnello cotto al forno, la pasta col sugo di castrato e i biscotti e le pizze preparate i giorni prima. Ricordo ancora con tanta nostalgia quando mio padre portò a casa per me il primo uovo di cioccolata. Ero curiosa, volevo subito aprirlo per vedere cosa c’era dentro, trovai un braccialetto con una stellina. Ero felice. Il pranzo si consumava insieme ai parenti, e alla fine noi bambini recitavamo la poesia imparata a scuola aspettando con ansia che i grandi ci regalassero qualche soldino.
Il giorno dopo, a Pasquetta, si andava in campagna, dove noi bimbi ci divertivamo giocando, correndo, mangiando pane e frittata, e la sera tornavamo a casa stanchi e sfiniti ma felici di aver trascorso una giornata speciale. Bei tempi.”