Raccontare storie per costruire ponti con UNICEF Potenza (14^ puntata )
Con Maria Carmela Iacovino di 63 anni andiamo a Castelsareceno in una famiglia numerosa.Un racconto di sacrifici e riscatto.
“ Mi chiamo Maria Carmela Iacovino e sono nata a Castelsareceno nel 1957. Non ho vissuto la guerra perché mio padre non l’ha fatta.C’era mio nonno che aveva fatto sia la guerra del 15–18 che quella del 45 e amava raccontare, anche se noi piccoli non lo volevamo sentire. Adesso darei chissà che cosa per risentirlo. La cosa brutta che ci raccontava era che i soldati italiani prigionieri dei tedeschi erano costretti ad ammazzare i loro compagni. Infatti il fratello di mio nonno è stato ammazzato dai suoi amici perché i tedeschi dicevano “ O ammazzi loro o noi ammazziamo te.”
I miei nonni e mia mamma economicamente stavano bene e noi cinque figli con mia madre Elena Infantino e mio padre Vincenzo Iacovino non stavamo tanto bene, anche se mio padre diceva che era “un’industriale” perché in campagna aveva le mucche. E noi andavamo sempre in campagna anche se stavamo in paese. Quando c’era da lavorare si andava in campagna; un’ora e mezza a piedi e io mi vergognavo perché portavo l’asino, già allora ero “vanitosa”. E quando sentivo arrivare sulla strada provinciale una macchina mi nascondevo lungo la scarpata.
Io sono la seconda figlia però femmina di cinque figli e ho cresciuto tutti i miei fratelli perché mia mamma non solo andava a lavorare in compagna tutti i giorni ma la sera, quando tornava in paese, curava un giardino che avevamo.Tornava in casa alla sera notte. E io ho dovuto fare da mamma ai miei.
Vivevamo in una casa di 35 metri quadri e mio padre quando si doveva alzare passava sopra i nostri letti. Tutti e sette in una stanza solo un piccolo armadio per le nostre cose. Quando vivi in una stanza piccola devi sempre lavorare, non ti puoi fermare per mantenere un poco d’ordine. Quando mia madre tornava non mi chiedeva se avevo studiato ma solo “ Hai fatto i servizi, hai lavato, hai stirato, hai fatto il sugo ? “. Quella era la sua preoccupazione se poi non avevo studiato non gli passava proprio per la testa.
E infatti a scuola non “acchiappavo” perché non avevo tempo di studiare. E avevo una maestra che ancora adesso adesso se la trovassi..me ne dava da morire con questa bacchetta..perché non c’era tempo, quando dovevo studiare con cinque figli in casa ?.
Avevamo le mucche, tanta roba, grano, per mangiare non ci mancava niente, ma soldi niente. Sono andata a lavorare con il pulman a tredici anni nel Metapontino, a raccogliere fragole, pomodori, pesche..di tutto. Infatti mi sono pensionata quando non avevo ancora sessanta anni perché non ho mai lavorato in nero e mi hanno sempre pagato i contributi.
Non voglio tornare indietro, si lavorava troppo. Meglio vecchia adesso che giovane all’epoca. Oggi ringraziamo Dio stiamo bene tutti quanti.
Tito 25 ottobre 2021