Raccontare storie per costruire ponti con UNICEF Potenza.( 16^ puntata )

Mario Coviello
4 min readNov 4, 2021

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Angela Moscarelli dell’Associazione “ Donne 99 ” di Tito ha raccolto la storia del padre Vito.

Vito Moscarelli.

“ Sono Vito Moscarelli, nato a Tito il 21 luglio del 1932, figlio di Angela Laurino e Rocco Moscarelli. Sono vissuto in contrada Torre di Satriano e all’età di tre anni ho perso la mia mamma che è morta a causa di un tumore. Vorrei tanto avere un suo ricordo, ma purtroppo non ho foto, a quei tempi non si usavano, ed ero troppo piccolo per ricordare come era fatta. Mia sorella Dorizia, di cinque anni più grande di me, mi ha fatto da madre, mi sono rivolto sempre a lei per ogni cosa, mi accompagnava a scuola ogni mattina.Ho potuto frequentare fino alla quinta elementare in una scuola nelle campagne dei dintorni. Mio padre, dopo un anno dalla morte di mia mamma, si è risposato con Antonietta Carlucci, donna di grande cuore che mi ha curato e fatto crescere; da quel matrimonio è nato mio fratello Saverio.

Già da piccolo ho cominciato a fare i lavori di campagna, andavo a pascolare le pecore con indosso un cappottino di pelle di pecora, per tutta la giornata stavo col gregge e per pranzo portavo pane e formaggio fatto dal latte dei nostri animali.

Pascolavo sulla Torre di Satriano, si pascolava sempre anche quando nevicava e in quei giorni restavo nascosto sotto una pianta di ginestre. Solo quando venivano a chiamarmi i miei fratelli potevo rientrare. Quando arrivavo a casa i miei piedi erano sempre bagnati ma non sempre avevo la possibilità di scaldarmi, eravamo troppi e non tutti lasciavano spazio per un bambino; mi consolava sapere che mio padre, grande cacciatore, cucinava un buon ragù di carne con pasta di casa. Da ragazzino, oltre ad aiutare con gli animali. aiutavo in tutti i lavori del terreno, arare, seminare, mietere, insieme agli uomini che papà chiamava in aiuto.

Torre di Satriano ( Tito-Potenza )

Negli anni 40 iniziò il periodo della seconda guerra mondiale, avevamo tutti paura quando in cielo si vedevano gli aerei pronti per lanciare le bombe, si prendeva pane e altro che c’era da mangiare, gli animali, fonte di sostegno per noi, e si andava verso il bosco più vicino per restarci tutto il giorno e poi rientrare di sera. E così per intere settimane.

Una mattina una bomba venne sganciata a pochi metri da casa, c’era solo mio padre, noi eravamo già scappati nel bosco, lui vigilava sulla casa ma, per fortuna, non venne ferito.

In quegli anni i miei tre fratelli furono chiamati per andare a combattere, prima Antonio, poi Vincenzo ed in ultimo Pasquale. Ricordo bene i saluti alla partenza, le lacrime di papà che rimaneva solo con me , il più piccolo dei figli, a lavorare il terreno e ad occuparsi degli animali.

Ogni tanto avevamo loro notizie tramite lettere ; Antonio e Pasquale, al momento della ritirata dei tedeschi rientrarono. Vincenzo venne fatto prigioniero dai tedeschi. Per tre anni non abbiamo avuto nessuna notizia, tutti eravamo convinti ormai che fosse morto come tanti altri soldati.

Soldati inguerra.

Una mattina di primavera, mentre mi occupavo degli animali, in lontananza, su un sentiero che portava a casa nostra, vidi Vincenzo che ci salutava, era tornato! Qualche giorno dopo mio papà invitò tutti i parenti per fare festa per il ritorno del figlio.

All’età di ventidue anni mi sono sposato con Filomena Carlucci, abbiamo vissuto insieme ai miei fratelli e alle mie cognate nella nostra casa paterna, con tanti momenti di allegria ma anche tante difficoltà dovute al dover condividere tutto.

Dopo solo tre mesi dal matrimonio è morto mio padre e dopo che sono nate le mie due figlie , siamo rimasti a vivere nella casa paterna da soli. Mi sono occupato dei terreni e degli animali, continuando a lavorare duramente e senza sosta, insieme a mia moglie. Con grandi sacrifici abbiamo acquistato terreni, producendo il necessario per noi e per la vendita per poterci sostenere. Con sacrifici abbiamo mandato le nostre figlie a scuola e le abbiamo fatte crescere come meglio potevamo.

Dopo alcuni anni abbiamo deciso di lasciare la nostra casa e di andare ad abitare in paese, a Tito. La malattia non mi permetteva di continuare a vivere in quel posto ma, con il tempo, ho ripreso ad occuparmi, insieme a mia moglie , dei miei terreni, recandomi lì quotidianamente..

Ed ancora oggi all’età di 89 anni mi occupo del mio “ pezzo di vita”, sotto la Torre di Satriano.

Tito 4 novembre 2021

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Mario Coviello
Mario Coviello

Written by Mario Coviello

Dirigente Scolastico in pensione e Presidente del Comitato Provinciale di Potenza dell’Unicef. Racconto quello che faccio e che vedo. Leggo passeggiando.

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