Raccontare storie per costruire ponti. Essere madre (1)
Maria Triani dell’Associazione “ Donne 99” di Tito inizia un nuovo filone di racconti.
Mi chiamo Maria Triani, ho 69 anni, sono nata a Potenza ma vivo a Tito da quarant’anni. Ho due figli: Michele di 38 anni e Vita di 33. Sono stati due figli desiderati, concepiti e attesi con amore e trepidazione sia da me che da mio marito. Quando ho avuto la conferma di essere incinta del primo figlio, ho avuto per un attimo una reazione strana, ho avuto paura. Paura di non essere in grado di occuparmi di un bambino, paura che potesse nascere con qualche problema di salute. È stato terribile, ma mio marito Beniamino è riuscito a tranquillizzarmi, avremmo affrontato tutto insieme avvalendoci dei consigli dei nostri genitori, confrontandoci con i nostri amici già genitori. Così, tra golfini fatti a mano, camicine ricamate e letture di testi per futuri genitori, sono passati 9 mesi e finalmente è nato Michele. L’emozione e la commozione provate non si possono spiegare, bisogna provarle. Michele è stato un bambino sereno, curioso, obbediente. Aspettava il mio ritorno da scuola e, nel frattempo, giocava col papà con le macchine da corsa e il trenino elettrico. Quando aprivo la porta di casa, mi correva incontro felice, a braccia aperte, e cercava le mie coccole. Mio marito tornava al lavoro e io giocavo e cantavo con Michele, piena di sensi di colpa per essere stata fuori casa. Il momento più atteso, poi, era la sera quando gli leggevo la fiaba della buonanotte, ma al mattino, appena sveglio, mi chiedeva se potevo restare un po’ con lui ad ascoltare le canzoni dello zecchino d’oro.
Crescendo, ha cominciato a coltivare degli hobby: collezionava francobolli, monete del mondo, orologi della Swatch. Ha incominciato a studiare musica per poter suonare la batteria. Con alcuni amici, da grande, ha formato una band di nome “Valvamitrale”, che suonava musica rock. Non ha mai trascurato lo studio e si è laureato in Archeologia.
Cosa mi rimprovera Michele? Di essere una mamma troppo ansiosa, pronta a fare sempre raccomandazioni. Una mamma che, tante volte, quando era piccolo, gli ha impedito di correre al campetto a giocare a pallone con gli amici, per paura che potesse farsi male.
Come ho detto all’inizio di questo mio racconto, ho anche una figlia che si chiama Vita. Quando ho avuto la conferma di essere incinta, ho pianto di gioia, ma non ho avuto paura, perché avevo alle spalle l’esperienza fatta col primo figlio. Quando ho comunicato la notizia a Michele, è stato felice di sapere che sarebbe nato un fratellino o una sorellina, perché sentiva la mancanza di qualcuno con cui giocare. Infatti, ogni domenica, a casa dei nonni materni trascorreva tanto tempo insieme ai cuginetti e, al momento di rincasare, s’intristiva. Sferruzzando e ricamando, sono passati i nove mesi e finalmente è nata Vita. Nei primi mesi, ha dormito molto poco e, spesso, io e mio marito passavamo la notte in bianco. Poi, però, ha trovato un suo ritmo veglia/ sonno e anche noi genitori abbiamo potuto riposare tranquillamente. Vita è stata una bambina molto dolce e affettuosa. Anche lei, oltre alla ninna nanna, amava ascoltare la fiaba della buonanotte. Le conosceva tutte a memoria e se alcune volte, vinta dalla stanchezza, saltavo qualche pezzo di racconto lei subito mi diceva “No, mamma, non è così! Succede prima questo…” Allora io, sorridendo, riprendevo a raccontare senza saltare i periodi… Negli anni è stata studiosa, rispettosa delle regole, riflessiva e ha tanti amici. Nonostante i numerosi impegni, mi aiuta tantissimo in casa, mi stimola ad uscire, non vuole vedermi sempre presa dalle faccende domestiche, o a guardare la TV o a leggere qualche romanzo. Spesso ritaglia, dal suo tempo libero, del tempo per me, andiamo un po’ in giro con la macchina, facciamo compere e parliamo, parliamo…
Crescendo, Vita e Michele sono diventati inseparabili. Legati da un affetto profondo hanno avuto — e hanno tuttora — tanti interessi in comune. Si confrontano, si aiutano, si consigliano. Anche quando le loro idee sono diverse, ne discutono, ma sempre con grande rispetto. Hanno incontrato le loro anime gemelle, Marika e Giuseppe, e tutti e quattro stanno molto bene insieme.
Come tutti i genitori, sono orgogliosa dei miei figli, li amo così come sono, con i loro pregi e con i loro difetti e non vorrei che fossero diversi da come sono. Portano entrambi i nomi dei loro nonni e io ho notato anche delle somiglianze caratteriali: Michele ha la generosità del nonno, Vita ha la tenacia della nonna.
Ripensando agli anni passati, mi rendo conto che per una mamma che lavora fuori di casa non è stato semplice organizzarsi, soprattutto quando i bambini erano molto piccoli o si ammalavano. Per fortuna, i miei figli hanno avuto una tata meravigliosa: Angelina. È stata per loro una seconda mamma, l’affetto che li lega è grande, tanto che ancora oggi ci frequentiamo ed è bello ricordare insieme episodi legati alla loro infanzia. Angelina per noi è una persona di famiglia. Oltre al suo aiuto, ho potuto contare anche sulla collaborazione di mio marito. Quando Angelina tornava a casa sua e io avevo il turno pomeridiano a scuola o avevo qualche riunione, era mio marito ad occuparsi dei bambini o quando erano più grandi a tenere loro compagnia. Era sempre mio marito che li accompagnava e riprendeva da scuola. Era lui che partecipava agli incontri scuola / famiglia. Tutto questo ha contribuito a creare una grande complicità tra loro dalla quale, a volte, mi sentivo un po’ esclusa. Ma non ci restavo male, anzi, mi faceva tanto piacere il loro affiatamento, mi rassicurava. Michele e Vita sapevano di poter contare sempre su entrambi i genitori.
Giuseppe, Vita, Maria, Marika, Michele, Beniamino
Tito 7 luglio 2023.