Raccontare storie per costruire ponti. Fratellanza e sorellanza. 11.b.
Lina De Bonis racconta:
SORELLANZA
Avevo 9 anni quando sono nate le mie due sorelle e scelsi io per loro i nomi: una, Anna Maria come la nonna materna (nonna grossa!) e l’altra Rosa, perché allora il 30 agosto era Santa Rosa, poi sul calendario hanno spostato la Santa al 23 agosto.
Ne fui contenta e con Michele facemmo una specie di patto: Anna (così l’abbiamo sempre chiamata, noi di famiglia) era la mia e Rosa era la sua, nel senso che ne saremmo stati responsabili e che le avremmo protette.
Io per loro sono stata una vice-mamma, specie quando mia madre e mio padre impiantarono una lavanderia a Pietragalla e se ne dovevano occupare.
Allora, frequentavo la scuola media. Andavo a scuola; tornata a casa, dovevo cucinare per me e mio fratello e fare i servizi di casa. Alle h 15:00 andavo a prendere le sorelle dall’asilo. Dovevo lavare i loro grembiulini e metterle a dormire. Poi dovevo studiare: cercavo di fare tutti i compiti scritti e davo un occhio anche allo studio di mio fratello. Quando si svegliavano le mie sorelle, dovevo badare anche a loro, preparare la merenda, a volte, anche la cena e aspettare che tornassero mamma e papà, per andare a studiare le materie orali, anche fino a tardi.
Quando c’era mia madre, lei si occupava della cucina e di lavare i panni, io di pulire le stanze e il bagno.
Quando Anna e Rosa sono diventate più grandicelle, chiedevo loro di spolverare e, come ricompensa, promettevo “un bacio sulla fronte”! Ed entrambe me lo richiedevano anche quando facevano altro e volevano essere “premiate”. Allora, io non lo sapevo, ma intuivo che fosse una cosa speciale!
Ho scoperto da poco che quando qualcuno ti bacia la fronte, spesso si dice che bacia la tua anima!
Questa idea di origine Cartesiana si basa sul fatto che proprio dietro la fronte, nella zona centro frontale del nostro cervello, si trovi una piccola ghiandola, la ghiandola pineale, che rappresenterebbe l’accesso diretto all’anima di colui che riceve quel bacio.
Sono sempre la sorella più grande, ma anche l’amica, la consigliera, la “psicologa” … alla quale si rivolgono quando sono in difficoltà o, semplicemente, quando hanno voglia di sfogarsi o di essere ascoltate.
Non ci vediamo spesso, ma grazie a Whatsapp, ci diciamo “Buongiorno” e ci mandiamo dei messaggini, tutti i giorni.