Raccontare storie per costruire ponti.Fratellanza e sorellanza.12.
Luisa Salvia si racconta:
Sono Luisa Salvia,ho 71 anni,sono seconda di tre figli,una femmina di nome Rosetta più grande di me,e un maschio più piccolo di nome Salvatore. I miei genitori,Santopietro Lucia e Salvia Vincenzo sono morti entrambi, a 66 anni mia madre,a 70 mio padre ,a distanza di nemmeno un anno.
La parola “ fratellanza e sorellanza” fa pensare subito a qualcosa che unisce ,agli abbracci,alla condivisione,alla complicità,all’affetto incondizionato. Si nasce,si cresce nella stessa casa,si hanno ricordi comuni,e poi arriva il tempo delle considerazioni,di pensare ad una vita trascorsa ,ad aprire il libro ,dalle proprie origini ad oggi.
Quante storie,quanti aneddoti belli e brutti,quanti momenti di gioia e tanti dolori che la vita non ci ha risparmiato! Molto dipende dal carattere sia dei figli che dei genitori nei rapporti sviluppati e vissuti nel tempo,e noi tre siamo vissuti tra amore incondizionato ,calma, religiosità, bontà assoluta dei nostri genitori.Ma a causa di malattie perenni di mia madre,i giorni della nostra infanzia e adolescenza sono trascorsi tra angosce,dottori e ospedali,mentre mio padre si prendeva cura di tutto e di tutti,e nonostante tutto, era l’ unico a donarci sorrisi,a coprirci nelle notti fredde,a mostrarci gesti affettuosi.
Abbiamo tante volte detto che abbracci o baci non esistevano,non si” usava” quasi fosse vergogna,anche se poi ogni cosa era fatta per i figli con grande senso di responsabilità e nel modo che loro pensavano fosse il più giusto. Questa freddezza di gesti esteriori noi tre figli ce la siamo portata dietro come bagaglio delle proprie radici, però sapevamo tutti e tre che eravamo uniti da affetto nascosto e protetto da tutte le vicende intorno a noi.
Mia sorella è stata sempre il punto di riferimento: lei la più grande,lei doveva badare alla casa,lei con mia madre a fare il pane,nei periodi che non stava a letto. Rosetta: sarta che cuciva i miei vestiti ,che andava a raccogliere i pomodori,che cucinava,ed io che la facevo martire perché la vedevo remissiva,come se sopportasse e basta la condizione che le era toccata. Questo era il ruolo in tutte le famiglie: la prima figlia ,la più grande,la più servizievole. C’era però fra noi una grande intesa,e non erano poche le sere che piangendo,anche se io ero più piccola,si sfogava con me e cercavo di dirle qualche parola di conforto. Molte di più erano le volte,come quando mi doveva misurare e rimisurare i vestiti che mi cuciva ,che io scalciavo e gridavo con lei.
Una volta ricordo che mentre lavava i panni ,piangeva e diceva che se ne sarebbe fuggita da casa. Io la pregavo di non farlo,disperata e preoccupata ,e data l’ età mica capivo che erano solo parole dette così per dire? Passavo i giorni con la paura di non trovarla più.
Poi nacque mio fratello,dopo tanti anni…quasi un incomodo: sempre mingherlino, la paura perché non cresceva bene,tremendo fin da piccolo,ma le responsabilità di crescerlo erano sempre di Rosetta.Io gioco,scuola e paure di ogni genere senza esternarle perché di guai ce n’ erano tanti.
Mia sorella ebbe due gemelli,e ho cercato di aiutarla a crescerli perché lei aveva acquistato un negozio. Crescevo i bambini,andavo ad addobbare la vetrina del negozio,andavo la sera a casa sua ad aspettare che rientrasse e curavo sempre questi figli.
Erano mille le volte in cui mi affacciavo a guardare se arrivava quella macchina gialla,di ritorno da Napoli ,carica di vestiti,maglieria,pantaloni: le cose più belle per il negozio di “ Lady shop”. Lei c’è sempre stata con me, in ogni circostanza, perché anche con me la vita non sempre è stata magnanima. Rosetta con me in ospedale,ai parti,punture ogni giorno,racconti,storie di fidanzati,preparazione del mio matrimonio e tanto altro.
Non posso però non ricordare le feste. Casa sua sempre aperta: Natale,Capodanno,erano da calore di famiglia! Il grande camino,il tavolo enorme,il pranzo ricco di portate ,l’arrivo di nipoti,familiari.Tutti pronti per le tombolate fino a notte fonda e io che me le inventavo tutte per fare divertire piccoli e grandi. Su un gran mobile troneggiavano dolci per tutti i gusti,panettoni,il mio amato torrone, mentre l’odore di pane arrostito da mio cognato riempiva la casa di profumo antico. Per non dire delle vacanze alla sua casa al mare : sempre insieme,anche in venti.. E poi in campagna: la casa che ospitava noi per giornate o pomeriggi delle domeniche! “Andiamo da zia” …appuntamenti fissi !E lì trovavamo frutta,verdure,fiori,rose,le cose più strane e più buone da mangiare.
Tutto finito! Morto mio cognato,non c’è più la casa al mare, né quella in campagna,mali vari sempre in agguato,i figli per le loro strade,quanta tristezza! Ora ci sentiamo ogni giorno,ci vediamo,raccontiamo sempre i nostri malanni e insieme la nostra condizione di famiglie che non sanno vedere mai il bicchiere mezzo pieno. Con tutto ciò,mi piace specificare che la cara Rosetta il suo carattere non è proprio sempre mite: sa bene quando vuole e cosa vuole,anzi le situazioni la hanno ferrata.
Mio fratello? Grande padre di famiglia ora,marito amorevole fratello pacato…Il suo carattere silenzioso e schivo fin da piccolo faceva capire quanto anche a lui mancava quel rapporto aperto fatto di coccole. Anche lui viveva una condizione di figlio piccolo con tanti guai e problemi intorno: noi più grandi,lui costruiva il suo tempo,la sua vita: gioco ,scuola,pranzo,cena amici. Ha subito lavorato dopo il diploma, bravissimo,si è formato una bella famiglia e il suo matrimonio fu per noi un evento indimenticabile,lacrime e lacrime di commozione. Ha due figlie grandi,non stiamo insieme spesso,ma abitando di fronte,non passa ora che non mi chiedo: chissà se sono a casa ? E la sera ci salutiamo guardando entrambi se si vede la luce dietro i vetri: è un buonanotte di occhi e di cuore Non sono mancati ,come in ogni famiglia,momenti di incomprensioni,di dettagli poi spiegati,di cose non condivise,ma tutto poi ricucito da un filo di sangue,di appartenenza …di fratellanza e sorellanza.
Due proverbi conosco che si riferiscono all’argomento che stiamo trattando, il primo :” fratelli…coltelli” e non mi piace; l’ altro che dice” scpezzm e mnuzzm e menm ammenzu li miei”. ( Mi possono fare anche a pezzettini ma voglio stare con i miei familiari).Questo sì, è bello perché fa capire che può succedere di tutto fra fratelli e sorelle ma poi passa, perché si vuole stare uniti, perché l’ affetto vince su tutto!
Ecco,io sono così.
Tito 8 ottobre 2022