Raccontare storie per costruire ponti. Fratellanza e sorellanza. 23.
Pina Chiurazzi racconta la sua infanzia a Sant’Arcangelo e il rapporto con i suoi tre fratelli e la sorella.
“ Ciao amiche mie,
vi voglio raccontare la mia infanzia bellissima. Eravamo cinque figli, attualmente siamo rimasti in quattro. Mi chiamo Pina Chiurazzi e vengo da una famiglia bella e credo che, quando si è piccoli,tutte le famiglie sono belle. Mio padre, che è ancora vivente, si chiama Michele Chiurazzi, mia madre si chiamava Maria Infantino. Abito a Tito e sono nata a Sant’Arcangelo. Sono la prima figlia di cinque e vi voglio raccontare la storia della mia famiglia, quella di sangue che è la più importante dopo i figli. Di quando eravamo piccoli ho un ricordo bruttissimo.
Avevo quattro anni e dopo di me era nato Vito che ho perso a tre anni per una vaccinazione. Ho dei flash, ricordi di questo bimbo che quando era malato mia madre andava a Potenza in autobus all’ospedale e l’accompagnava , suo padre, nonno Michele. Vito si aggravò e morì in casa. Mi ricordo che all’epoca non esistevano i lettini, le cullette. C’erano dei cesti legati, al centro della casa, che chiamavano “sportoni”. Ricordo che quando morì lo misero in questo cesto e io gironzolavo attorno al fratellino e mangiavo un confetto che prendevo dalla sua culla perché c’era la tradizione che quando moriva un bimbo si mettevano delle caramelle, dei confetti nella sua “bara”. Giravo attorno alla cesta e cercavo di muoverlo con la manina perché si doveva svegliare.
Finita questa storia dolorosa andiamo ai lieti eventi. Ricordo che mia madre dopo un anno la vedevo “bella arrotondata” e a quell’ epoca per noi bambini esisteva la cicogna e una bella notte mi ricordo che mio padre mi svegliò e disse. “ Dai Pina svegliati che deve venire la cicogna che ti porterà una sorellina, dobbiamo andare da zia Teresa”. Avevo sette anni quando nacque mio fratello Salvatore e non una sorellina come aveva detto mio padre. Un bel paffutello di quasi quattro chili e mezzo. Il giorno dopo mi vennero a prendere da mia zia e feci festa. A sette anni cominciò il mio “ calvario”: dove andavo io veniva lui perché a quei tempi mamma andava in campagna a raccogliere qualcosa e io mi dovevo occupare di Salvatore, quando stavo con mia nonna.
Avevo quasi nove anni e mezzo quando nacque il mio secondo fratello Marzio. Ero contenta, ma allo stesso tempo dispiaciuta perché volevo una sorellina. A quasi undici anni arrivò un altro fratellino Lucio. Ero diventata la barzelletta della famiglia perché dovevo tornare da zia Teresa e la storia della cicogna si ripeteva. A casa mia, anche se eravamo già quattro bimbi, crisi non ce n’era. Mi sono sempre occupata dei miei fratelli: dove andavo io venivano pure loro. Lucio era il più tremendo ed è quello che oggi non c’è più e mi manca tanto. Da grande era il mio bastone, mi è stato sempre vicino quando avevo dei piccoli problemi.
Fin qui tutto bene ragazze?… Vi ho annoiata a furia di dire fratelli, fratelli, fratelli ?
Avevo già quattordici anni e per me non esisteva più la cicogna, c’era l’ostetrica di famiglia quando speravo dovesse arrivare mia sorella perché durante tutti i nove mesi dicevo..” Mamma mia e se nasce un altro fratello ?”. Mia madre mi rassicurava e, finito il tempo, arrivò finalmente mia sorella. Ci separano quattordici anni e siamo andate sempre d’accordo. Oggi vive a Potenza e spesso ci frequentiamo.Salvatore vive a Potenza e Marzio a Varese. Certo da ragazzi ci sono stati sempre litigi e vincevano sempre i maschietti.
Ho avuto una bella infanzia, ho dei ricordi meravigliosi. Abitavamo in paesino, o meglio in una frazione, a San Brancato con poche case, quattro cinque famiglie in tutto. Ci riunivamo la sera con la famiglia Cascini , abitavamo nello stesso pianerottolo. Michele il loro papà ci raccontava “ I fattarielli” la storia de “u munuciell”. Attenti, attenti, attorno ad una stufa a legna ci scaldavamo e divertivamo con queste storie perché, quando sono nata io la televisione, non c’era. E’ arrivata la tv in casa mia quando avevo otto, nove anni.
Caro signor Mario, ho detto tutto quello che dovevo dire ed è tutta verità. Se c’è qualcosa che non va la togliete voi. Oggi ho 69 anni e quando preparo qualche pranzo come quelli di mia madre, non mi viene perfetto come i suoi. Sento ancor gli odori di un tempo , e dentro di me ritorna la felicità di una volta, di quando da piccola vivevo con i miei fratelli e mia sorella.
Oggi siamo adulti e ci riuniamo alle feste grandi e anche ogni due mesi, da mio padre e soprattutto a casa mia, perché sono “ facile a mettere tavola” e mi piace riunire i miei ”maschietti”.
Grazie e buona serata a tutte.
Tito 29 ottobre 2022.