Raccontare storie per costruire ponti.Fratellanza e sorellanza. 4.
Lina Buono racconta il rapporto con i suoi fratelli.
Mi chiamo Lina Buono, ho sessantasei anni e vivo qui a Tito. Ho due fratelli più piccoli di me che si chiamano Pasquale, che ha quattro anni meno di me e Gerardo che ne ha otto. Da piccola ho vissuto per un certo periodo in Emilia Romagna, a Fidenza perché mio padre lavorava lì in una fabbrica. E passare da un paese dove vedevi soltanto le fontane dell’acqua per strada e in casa nessuno aveva l’acqua corrente e vivere in questa cittadina con giardini, l’altalena..per noi sembrava il paradiso. Un giorno sono andata sull’altalena con una amichetta e, mentre mio padre mi raccomandava di stare attenta, sono caduta e mi sono spezzata un braccio. Mio padre invece di aiutarmi mi ha dato le botte. Tutte le mamme che erano lì si sono scandalizzate e dicevano “ Povera bimba, si è fatta male e questo usa le mani…”.
Abitavamo in un palazzo all’ultimo piano con solo emigranti come noi. Proprio come succede adesso che arrivano da noi le persone di colore.
Un giorno ricordo che hanno regalato a mia madre un enorme barattolo di marmellata e non credevo ai miei occhi.L’abbiamo mangiato con le fette biscottate e ho ancora in bocca il sapore di quella marmellata. Siamo stati a Fidenza due anni, avevo sei anni, ho frequentato lì la scuola elementare dalle suore per un anno e mezzo. A Fidenza ho vissuto la mia vita di bambina.La nostra vita era veramente diversa: mia madre stava in casa e curava lei Pasquale perché Gerardo non era ancora nato.Poi mio padre è stato male e siamo dovuti tornare a Tito.
E qui ero io che badavo ai miei fratelli che da ragazzini erano tremendi, perché mio padre e mia madre avevano aperto un forno a legna e lavoravano lì dentro per 10, 12 ore al giorno. Ero io che me la dovevo vedere con i miei fratelli e con la casa. Dovevo cucinare, badare a tutto. Ho cominciato quando avevo dodici anni e i miei fratelli otto e quattro anni. Li preparavo e andavano a scuola da soli, a quei tempi non era come adesso che li accompagnano fino a quando diventano grandi. A me piaceva studiare, e non avendo molto tempo durante il giorno, facevo i compiti la sera fino a tardi e solo così andavo bene a scuola. Non crescevo solo loro, dovevo cucinare anche per i miei genitori, tenere pulita la casa. I miei genitori davano per scontati i miei sacrifici perché a quei tempi tutte le donne erano costrette a fare come me. Ricordo che avevo come vicine di casa due sorelle che avevano i genitori che lavoravano in campagna e loro andavano prima a Potenza alle scuole superiori e quando si ritiravano, come me dovevano badare alla casa, far trovare pronto da mangiare. Gerardo, il più piccolo ha un forte legame con me. Ricordo che una volta è caduto, sanguinava, l’ho preso in braccio e l’ho portato dal dottore che gli ha messo dei punti. Mio padre quando l’ha saputo lo voleva menare e io mi sono buttata avanti per proteggerlo. Questo fratello l’ho sempre ritenuto il fratello più piccolo, ancora oggi che ha una famiglia per me è sempre il fratello minore.
Giocavo con i miei fratelli e una cosa bella che mi ricordo è che abitavamo in una casa con una sola stanza e avevamo il televisore. Dovevamo fare a Natale un piccolo albero ed eravamo tutti entusiasti. Lo abbiamo addobbato, abbiamo messo pure la cioccolata che una parente ci aveva portato dalla Svizzera.
Ho detto ai miei fratelli “ Quest’albero non si tocca fino al sei gennaio..” Erano piccole cose però cose che ricordo con affetto. Alla Befana finalmente abbiamo mangiato quella cioccolata che era grande e così buona perché l’avevamo desiderata per tanto tempo.
Il rapporto con i miei fratelli oggi è buono specialmente con Gerardo. Pasquale, il grande, è un poco chiuso di carattere e da grandi abbiamo avuto dei diverbi. Con il piccolo abbiamo avuto un bel rapporto fino a quando si è sposato. Adesso non mi confido più tanto con lui perché adesso il rapporto è tra me, lui e la moglie. Non mi confido più tanto e questa cosa mi fa male perché mi sfogavo molto con lui che mi sapeva dire sempre una buona parola. Oggi, purtroppo, deve andare così…
Tito 26 settembre 2022.