Raccontare storie per costruire ponti. Fratellanza e sorellanza. 9.

Annamaria Militano dell’Associazione “ Donne 99” di Tito racconta :

Mario Coviello
3 min readOct 2, 2022

“Una famiglia emigrata in Svizzera con mio fratello Salvatore che non voleva lavare i piatti.”

Annamaria in piedi accanto al fratello Salvatore,con la sorella Carmela seduta in alto.

La mia famiglia è composta da tre figli : due sorelle io e Carmela e un maschio, mio fratello Salvatore. I miei genitori Giuseppe e Giuseppina emigrarono in Svizzera quando io avevo sei anni, mio fratello sette, e mia sorella tre.Da piccoli, purtroppo, non siamo cresciuti uniti a mio fratello.Io e mia sorella Carmela stavamo con i nonni paterni Giuseppina e Salvatore, naturalmente, in una sola stanza: ambiente unico solo il bagno era a parte. Lì si dormiva, si cucinava, e si mangiava. Mia sorella dormiva nel lettone con i nonni, io avevo un lettino e mia zia Caterina, la figlia, che viveva con noi, dormiva in un altro lettino. Immaginate un pò come siamo cresciuti.

Mio fratello invece è stato un paio di anni in seminario nel mio paese Squillace e poi da mia zia Maria. E così con i nostri genitori, quando, finalmente hanno avuto il permesso annuale, io all’età di tredici anni, mio fratello a quattordici e mia sorella a undici anni , ci hanno portato con loro in Svizzera. E siamo cresciuti insieme fino a quando ci siamo sposati.

Emigrazione in Svizzera

All’inizio abitavamo in una casetta di legno con il bagno all’esterno. Dopo un paio di mesi, finalmente, abbiamo trovato, vicino alla casetta di legno, un appartamento molto bello.

Un giorno ricordo che abbiamo chiuso in casa mio fratello per non farlo uscire se non lavava prima i piatti anche lui. Abbiamo fatto così più di qualche volta fino a quando Salvatore si arrabbiò e litigammo di brutto. Urtammo la libreria che avevamo in casa, è caduta a terra una sveglia che si è rotta con un grande rumore. La nostra grande paura era come raccontare tutto a mia mamma, che per fortuna non si accorse di niente. Non era molto severa con noi che restavamo da soli in casa per tante ore. Da allora non l’abbiamo fatto più e ancora oggi abbiamo un legame bellissimo e siamo inseparabili.

Macchina di una tipografia.

A quindici anni, durante le vacanze, anche io ho lavorato in Svizzera in una fabbrica di gelati prima e qualche anno dopo in una tipografia con mia mamma. Una volta, mentre lavoravo, mi sono fatta male usando un macchinario che prendeva i fogli. Il braccio della macchina mi ha colpito al viso e mi ha fatto un graffio così profondo che ancora oggi si vede la cicatrice. Appena mia mamma mi ha visto si è messa a piangere e per molto tempo aveva i sensi di colpa perché mi aveva portato a lavorare con lei.

Con mia sorella e mio fratello ci siamo voluti sempre un bene pazzo. Il destino ha voluto separarci: mio fratello è rimasto in Svizzera, mia sorella vive in Calabria, e io qui a Tito con la mia famiglia. Ancora oggi, quando ci ritroviamo, siamo uniti, andiamo d’accordo e usciamo sempre insieme. Ci andiamo trovando sempre uno con l’altro, sempre.

Tito 2 ottobre 2022.

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Mario Coviello
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Written by Mario Coviello

Dirigente Scolastico in pensione e Presidente del Comitato Provinciale di Potenza dell’Unicef. Racconto quello che faccio e che vedo. Leggo passeggiando.

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