Raccontare storie per costruire ponti. Innamoramento e amore.(19)
Maria Triani : L’amore per sempre
Sono Maria Triani e precedentemente ho parlato del mio “primo amore”: il sogno di una bambina. Dal sogno alla realtà passano ben 14 anni. Anni in cui penso di essere stata sempre innamorata dell’amore. Con le amiche, sognavamo ad occhi aperti il matrimonio, una grande casa da arredare come quelle americane che ammiravamo nei film. Vivevamo l’amore attraverso le canzoni di Battisti, di Morandi, di Ranieri…
Ricordo che mio zio Totore, ancora scapolo, ogni domenica veniva a pranzo a casa mia e, oltre al vassoio di dolci, portava sempre un 45 giri. Io e le mie sorelle, felicissime, li ascoltavamo per ore e, cantando e sognando sulle loro note, inventavamo storie d’amore tutte nuove e sempre a lieto fine.
Anche gli attori dei fotoromanzi ci facevano battere il cuore. Il mio preferito era Franco Gasparri: ritagliavo le sue immagini più belle e le incollavo sulle pagine del mio diario, che ho conservato per anni e non ho più ritrovato dopo un trasloco.
Molti ragazzi, nel periodo adolescenziale, hanno suscitato il mio interesse, ragazzi che incontravo durante il percorso casa — scuola o passeggiando in via Pretoria, la via “dello struscio” a Potenza. Simpatie a volte corrisposte con sguardi, sorrisi e, per i più temerari, con un “ciao”. Non si andava mai oltre il saluto, perché c’era sempre mio fratello Tanino di vedetta e un “passo falso” avrebbe azzerato le successive passeggiate.
Poi, finalmente, a ventun anni ho conosciuto Beniamino, il ragazzo che sarebbe diventato, poi, mio marito. Ci siamo conosciuti all’autoscuola, seguivamo entrambi le lezioni teoriche e pratiche per prendere la patente. Ci fu, tra noi, una simpatia immediata. All’interno dell’aula si creò un bel gruppo e lui, con le sue battute, ne diventò il leader. Dopo le lezioni, avevamo preso l’abitudine di fare una passeggiata, ma il tempo a disposizione era sempre poco, perché lui doveva prendere il pullman per tornare a Tito. Mi meravigliai quando seppi che era di Tito, perché ero convinta, dal suo accento, che fosse campano, e lui mi disse che, in effetti, aveva frequentato la scuola media e il liceo tra Napoli e Cava de’ Tirreni. Lo interpretai come un segno del destino, perché io già da un mese prestavo servizio nella scuola dell’infanzia a Tito, ma non lo avevo mai incontrato. Quando Beniamino lo seppe, cominciò a corteggiarmi più assiduamente, mi aspettava all’uscita della scuola solo per salutarmi. A volte aspettava anche un’ora. Io lo vedevo dalla finestra della mia aula e ne ero compiaciuta, apprezzavo soprattutto la sua pazienza. Si sedeva su una panchina, dopo aver parcheggiato il suo motorino, e aspettava…
Dopo circa un mese ci fidanzammo, lui cercava di venire a Potenza con il pullman o con qualche amico motorizzato e passeggiavamo in lungo e in largo per le strade della città. Ne abbiamo macinati di chilometri!
Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, abbiamo consolidato il nostro rapporto. Certo, non sono mancati scontri, malumori, ma, ad essere sincera, è stato ed è sempre lui a fare il primo passo per riconciliarsi. Io tengo il broncio più a lungo, ma la stima, il rispetto, l’educazione hanno rafforzato il nostro amore, e dopo otto anni di fidanzamento, nel 1983, ci siamo sposati.
Dal nostro matrimonio sono nati Michele e Vita, che hanno, rispettivamente, 37 e 32 anni.
Imparare ad essere genitori non è facile, ma insieme, sostenendoci, confrontandoci, smussando alcuni lati del nostro carattere, siamo riusciti a creare una bella famiglia, dove vige il motto “Tutti per uno, uno per tutti” e dove l’amore è per sempre.
Se tornassi indietro, non aspetterei tanti anni per sposarmi, lo farei prima, per poter condividere tante esperienze che da fidanzati non abbiamo potuto fare e per vivere prima le gioie della maternità.
Tito 26 maggio 2022.