Raccontare storie per costruire ponti.Innamoramento e amore. (20).

Rosa Pacella da Balvano a Francoforte a Tito, per amore, solo per amore.

Mario Coviello
6 min readMay 29, 2022

Innamoramento.

Rosa aspetta in casa gli invitati e i compari d’anello

“ Mi chiamo Rosa Pacella e ho 74 anni. Sono di Balvano e da piccola vivevo in campagna. Solo d’inverno, quando non andavo a raccogliere l’olive, lasciavo i campi e venivo in paese per imparare, come tutte le ragazze della mia età, avevo 19 anni, a cucire e ricamare dalla sarta.Beniamino, il mio futuro marito, aveva una macelleria con i suoi cinque fratelli e tutte le volte che passavo per strada “necessariamente” me lo trovavo davanti. Mi guardava, “era un pezzo di giovane, occhi verdi,capelli scuri..” , aveva 29 anni, io 19 . Tutti i giorni mi guardava in modo insistente e allora ho chiesto alla mia amica, che veniva con me dalla sarta, perché mi guardava fino a quando non entravo nel laboratorio. La sua risposta è stata immediata : “ E’ interessato a te, ti vuole fare la dichiarazione, ti vuole sposare.”.

Beniamino ha incaricato sua zia Emma che mi ha fermata per strada e mi ha detto che il nipote mi voleva sposare. Ha aggiunto che dovevo decidere subito perché doveva tornare a lavorare in Germania dopo tre giorni. Lui lavorava in Germania da sei, sette anni con i fratelli perché 50 anni fa, una macelleria in un piccolo paese come Balvano non poteva bastare per mantenere tante persone. Beniamino a Francoforte, faceva il macellaio.

Mio padre Gerardo e mia madre Nicolina e i miei nonni Antonio e Rosa ( mia madre viveva con loro ),quando hanno saputo che aveva dieci anni più di me, non volevano. Mi dicevano che ero una bella ragazza, che c’erano tanti ragazzi più giovani che mi volevano e non era il caso di affrettarsi. D’altra parte mia nonna Rosa mi diceva “ Vedi figlia mia, non importa che è più grande di te, se ti sposi cambi vita e non fai più tutta questa fatica tutti i giorni. Sei la prima, la più grande e devi crescere i tuoi fratelli e lavorare in campagna..”.

Beniamino mi piaceva, era un bell’uomo e pensavo che mi avrebbe portata in Germania. Finalmente si è avvicinato, abbiamo incominciato a parlare, a conoscerci. Gli ho detto che i miei genitori non volevano ma ho aggiunto che ero sicura che li avrei convinti. Mi ha risposto che dopo due giorni doveva partire e che mi avrebbe scritto dalla Germania.

E mantenne la parola, la sua lettera la conservo ancora : mi confidava che tutte le volte che sentiva i miei passi per strada non poteva non uscire dalla macelleria per guardarmi; si era subito innamorato di me perché ero una bella ragazza, magra, alta… Gli rispondevo che avrei convinto i miei genitori perché Beniamino veniva da una bella famiglia, stavano bene.

Il nostro fidanzamento è durato tre anni. Veniva in agosto per un mese e ci potevamo vedere alla messa in chiesa, andando a passeggio con le amiche e i fratelli. Solo sguardi, parole..passeggiate…nient’altro .. a quei tempi era una cosa troppo rigorosa.

All’ingresso della chiesa con i genitori e il taglio del nastro

Il matrimonio.

Beniamino guadagnava bene e ha potuto pagare la metà delle spese del matrimonio con duecento invitati (così si usava ).

La prima richiesta, che toccava solo alla sposa, è stata molto impegnativa. Una grande fatica. Ho dovuto cucire perfino le tovaglie da mettere sulla tavola. Con nonna, mamma, le zie ho apparecchiato,sistemato le sedie. Sono venuti i genitori, con i parenti più stretti e abbiamo preparato zitoni, agnello che si portava a cuocere al forno perché in casa avevamo solo il fuoco del camino che non bastava per tante persone, e i dolci.

Per il vestito da sposa, comprato da mia madre e che ancora conservo: un tubino bianco, semplice, con il doppio velo, siamo andati a Salerno io, mia mamma, Beniamino e sua sorella. Il mio fidanzato mi ha portato poi in una gioielleria e mi ha comprato un collier e un bracciale di oro bianco.

Il giorno del matrimonio, quando venne la comare d’anello con le zie, cominciai a piangere.Piangevo sempre durante la festa perché pensavo che avrei lasciato i miei fratelli: ero la prima , li avevo cresciuti.

Il pranzo di matrimonio lo abbiamo fatto nel cinema di Balvano e abbiamo preparato tutto in casa, perfino i liquori di tanti colori : rosso, giallo, verde e tanti sapori, e i dolci. Mia madre aveva tante sorelle che ci hanno aiutato. Hanno preparato il brodo con la scarola e le polpettine, le braciole…Troppo lavoro..troppo.

Il viaggio di nozze.

Siamo andati in viaggio di nozze per otto giorni. Io non avevo mai viaggiato. Ricordo che a Roma l’albergo che ci ha ospitato si chiamava “Esquilino” ed era un palazzo antico con tante stanze. A Firenze mio marito chiedeva sempre la bistecca alla fiorentina che io non conoscevo. Mio marito era più grande di me, era stato tanti anni in Germania, aveva conosciuto molte donne, e’ stato dolce…tutto è andato subito benissimo.

Lo scambio degli anelli.

Tre anni in Germania

Tornati a Balvano abbiamo fatto le valige e siamo partiti. A Francoforte mio marito ha avuto dal padrone, che gli voleva bene perché era un grande lavoratore, una camera per noi, oltre la cucina e il bagno. In camera c’erano due lettini che abbiamo subito unito. Beniamino ha ripreso il suo lavoro ed io mi sono subito data da fare. Ho lavorato per tre anni in una fabbrica meccanica.Costruivo apparecchiature, tagliavo sempre sfere..Lavoravo dalle otto di mattina alle cinque del pomeriggio. Nella fabbrica c’erano i forni per cucinare i wurstel , le salsicce e c’era la mensa. La Germania era avanti rispetto all’Italia. Mi hanno pagato i contributi e oggi prendo anche per quei tre anni un poco di pensione.

La grave malattia del mio primo figlio

Dopo un anno ho avuto Antonio che è nato con una grave malformazione cardiaca, aveva un unico ventricolo e il sangue venoso si mescolava con quello arterioso. Questo bambino così bello aveva sempre l’affanno perché era molto volenteroso e voleva fare tutto, non si perdeva mai d’animo. Anche se ero distrutta, lo prendevo in braccio e lo incoraggiavo.Volevo aiutare mio figlio e ho detto a mio marito che volevo tornare in Italia perché in Germania non capivo bene la lingua. Siamo andati in visita a Torino e poi siamo stati per un mese nell’ospedale San Camillo a Roma. Sono stata sempre forte mentre mio marito era più sfiduciato, anche perché per molti anni è rimasto da solo a lavorare in Germania.Quando mio figlio aveva 20 anni abbiamo avuto la fortuna di incontrare il professor Ugo Tesler , primario di cardiochirurgia a Potenza, che lo ha operato. Ora sta bene,ha studiato, è sposato e mi ha dato tre meravigliosi nipotini.

Il ritorno in Italia di mio marito.

Dopo il terremoto del 1980, abbiamo comprato una casa a Tito scalo su suggerimento di Mario, un fratello di mio marito che aveva aperto qui una macelleria.” Qui starai meglio-diceva- i tuoi figli potranno andare a studiare a Potenza.” Ho avuto dopo Antonio altri due figli. Tre maschi.

Oggi mio marito non c’è più, il 27 ottobre sono tre anni che è morto e io sento molto la sua mancanza. Mi manca quella persona dentro casa, anche se era un po’ chiuso, per me era tutto. Mi manca. Piano piano mi sto abituando. I miei due figli sono ancora a casa con me e ho sempre molto da fare.

Tito 29 maggio 2022

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Mario Coviello
Mario Coviello

Written by Mario Coviello

Dirigente Scolastico in pensione e Presidente del Comitato Provinciale di Potenza dell’Unicef. Racconto quello che faccio e che vedo. Leggo passeggiando.

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